Nelle sale dal: 12/03/2010
Voto: 6
Recensione di: Stefano Priori
L’aggettivo ideale: Confuso
Cosa voleva dire Ozpetek con “Mine vaganti”? Sembra scappare di mano, un suo significato profondo. Forse Ozpetek voleva dirci che l’omosessualità vissuta in un clima di ignoranza è più faticosa da condurre, ed è più sofferta? Le tracce di questa sofferenza però, si perdono nel racconto. L’ambientazione stigmatizzata della cultura meridionale sembra essere il veicolo e l’ironia del film.
Ironia che risulta essere al limite dell’irrisione.
Il pubblico ieri in sala, ha irriso con applausi, in diverse scene, gli amici gay di Tommaso e l’effetto è sembrato quello di un boomerang, sul tema ‘omosessualità’ e la sua comprensione.
Insomma, ci è sembrato un film, dai margini un po’commerciali. Un film tragicomico, non propriamente d’autore. Il film parla di Tommaso, Riccardo Scamarcio – il quale è vero ripete più volte, in modo banale, gli stessi atteggiamenti – ma si muove altresì con notevole naturalezza e a tratti con una buona recitazione. Tommaso tornato da Roma, dichiara al fratello Antonio di essere gay, dicendogli che a cena, lo urlerà di fronte a tutti, così che il padre, lo cacci dall’azienda e lui possa tornare a Roma libero. Il fratello Antonio, precedendolo, una volta a tavola, dichiarerà invece lui, di essere omosessuale davanti a tutti.
Il padre cacciandolo, subirà un infarto.
Fino a questo punto, il film, ha un ritmo di sequenze in successione, quasi poetiche. Il parlare in pugliese, le figure che si alternano, le nipoti grasse, le cameriere, la zia, il mangiare che la moglie porta al marito in ospedale “Ti ho portato riso e pollo, mangia!”. Elementi e stonature, che tornano nei conti del film, nel ballo finale, che evoca un clima soffocante, dell’ambiente famigliare meridionale. Alle volte completamente tollerante con la zia alcolizzata, poi incapace di accettare la realtà omosessuale. Elena Sofia Ricci nella parte della zia è molto brava. Alba è davvero molto bella. La nonna un volto intenso, il suo “Buongiorno amore mio”, nel finale è commovente, forse poco utilizzata nel film.
Gli amici gay di Tommaso, non sembrano c’entrare nulla col film, non entrano mai nel contesto, se non per folclore.
Risultando stereotipi fuorvianti. Nessuno dice loro nulla, come invece, ci si aspetterebbe. Tommaso dopo aver preso le redini dell’azienda al posto di Antonio,deciderà anche lui alla fine di abbandonarla, per la “scrittura”. Resterà tacito il suo essere omosessuale,motivato dalla paura di far stare male il padre.
Il contenuto del film, nel finale scivola come in disparte, i dialoghi sono davvero insufficienti, senza continuità.
Alle volte realistici, molte volte patetici.
Piccolo neo, il montaggio nel finale, della nonna che si trucca, malfatto e televisivo.
Tuttavia nel suo insieme il film risulta essere piacevole.
Lascia un commento