Nelle sale dal: 16/10/2014
Voto: 6
Recensione di: Stefano Priori
L’aggettivo ideale: Ridondante
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Il giovane favoloso su Facebook
Mario Martone, col suo film “Il giovane Favoloso”, voleva creare un interesse attorno alla figura di Giacomo Leopardi dal punto di vista letterario (e umano) e questo certamente sentendo riecheggiare “L’infinito”, allo spettatore accade e nasce in lui il sospetto che ciò sia anche un fine del film. Purtroppo però Martone sembra ignorare, che il linguaggio cinematografico di per sé è di natura poetica, e non può essere sovrapposto a quello letterario, senza creare un limite alla letterarietà che finisce col risultare ridondante all’interno dell’immagine. I due valori non sono sommabili e si fatica ad ascoltare i testi proposti dal film e a seguire l’immagine cinematografica contemporaneamente.
L’attore Protagonista Elio Germano ha momenti di alta recitazione cinematografica e un’espressività di alto livello. La fotografia di Renato Berta è indiscutibilmente eccellente. Tratterò però solo gli aspetti tecnici del film e non quelli emotivi per scelta personale.
L’immagine che il film propone è un’ immagine dal rapporto 1:78 – 16:9 e non 2:39 cinemascope. Tuttavia nonostante questo limite estetico, il film riesce a proporre con molta cura, immagini dal taglio suggestivo, accompagnate da una costruzione formale dell’inquadratura molto alta. Il film mescola molte inquadrature meticolosamente studiate per scelta formale ed estetica, e di alto impatto emotivo, a molte scene piatte, inquadrature troppo “strette” dove il soggetto ripreso non “ respira ” .
La carrozza, i primi piani specialmente. E sono queste immagini quasi “ amatoriali “, che si scontrano col materiale filmico eccellente. Il film risulta freddo emotivamente, per molti aspetti ma questo non ci dispiace, è la sceneggiatura che è continuativamente ancorata a Leopardi finendo col creare un’ ovvietà di ripetizioni. Quando la figura del Padre entra in gioco o nel finale la figura di Ranieri, distogliendo la vista da Leopardi il film funziona e ha un suo respiro più naturale, si alleggerisce.
Le ricostruzioni storiche sono attente, ma la loro rappresentazione scenica non è delle migliori. Il casting sembra non essere di prima qualità. Spesse volte viene data voce ad attori non all’altezza. Una per tutte la tessitrice che Leopardi incontra per strada col fratello, che meriterebbe di non aprir bocca o di essere doppiata quantomeno.
Ci colpisce lo stile di Martone a cui siamo grati per gli spunti che ci dona, ma nell’insieme il suo sembra un film commissionato nella trama e stenta ad uscire la sua autorialità.
Nei primi 3 o 4 minuti dei problemi tecnici devono aver creato problemi all’immagine che sarebbe stato opportuno o rifare o non montare. Le immagini in 3D della madre sono significative, resta qualche dubbio sulla stellata che conclude il film poco veritiera. Complimenti a Martone per le immagini che il film racconta.